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venerdì 9 novembre 2012

Le "poesie scartate" di Giancarlo Vietri

Copertina della raccolta poetica

Mi stavo quasi per rassegnare al pensiero di non trovare un poeta maschile degno di questo appellativo, visto la rinascita contemporanea della poesia e narrativa al femminile. Si, perché mai come oggi mi era capitato di assistere ad un crescere inesauribile di donne scrittrici che oltre a scrivere degli ottimi romanzi o racconti, si dilettano a comporre dei versi sublimi. Sarà per l'animo propenso a dispensare dolcezze, il senso innato della donna verso una sfera emotiva più sensibile e attenta dell'uomo. Questa breve riflessione vuol essere un elogio al panorama femminile che continui sempre in questa direzione, a prosperare di così bei talenti.
Ma veniamo a questa straordinaria raccolta, a queste “Poesie scartate” così come le definisce l'autore stesso, il caro Giancarlo Vietri. Si perché il talento di questo poeta sono i suoi scarti, le sue poesie definite da lui stesso nella sua breve introduzione poesie “bruttine”, laconiche, refrattarie ad ogni empatia. Mio Dio! Fossero le mie lettere scartate opere di questo genere, dei versi così essenziali, così audaci, e così spudoratamente reali capaci di colpire l'animo del lettore come fanno gli scritti di Vietri. L'autore parla attraverso delle immagini nitide, nella quale inserisce degli elementi comuni a tutti noi, e lascia un segno di sé in quell'attimo vissuto, sia esso un attimo nostalgico, satirico o romantico. Leggiamone un esempio:

Il mio scheletro
quello che giacerà inerte
coi denti bianchi
 mastica formaggio.

8 Settembre 1987
Giancarlo Vietri dal libro Poesie scartate


Giancarlo Vietri
Marciapiede

povera donna di sessant'anni
col trucco che s'incrosta alla vecchiaia
il ventre gonfio a tendere la gonna.
con la durezza goffa di un sipario
Rientrerà all'alba in una stanza dove
ripone le sue esche da ragazza,
il sogno intanto intorno a cui si guasta.

14 Dicembre 1988
Giancarlo Vietri dal libro Poesie scartate



Sono poesie raccolte nell’arco di dieci anni, che l’autore ha riadattato nel corso del tempo, a parer mio arrivando a compiere una scrematura perfetta e equilibrata dei versi, così da raggiungere un valore poetico “epico”, posso osare dire che ci troviamo innanzi ad un epicpoems! “Come se non sapessi cosa è la verità: è questo mio continuo starle dietro..” Il poeta guarda dentro se stesso, infila le sue mani dentro le viscere e mette sotto gli occhi di tutti le sue emozioni, nude e crude. Spoglie di vecchi schemi, di metriche perfette che tagliano il filo del discorso come una lama spietatamente affilata. Si aprono tra la prosa e l'aforisma degli spiragli di poesia alternativa, quasi un innovazione che Giancarlo Vietri ha voluto imprimere nei suoi scritti, meditando di tanto in tanto nella loro correzione o nel riadattamento che si è svolto nell'arco di questi dieci anni. Sono poesie colme di linfa vitale, intrise di sentimenti talvolta rudi e talvolta romantici: “Senza di lei non sono questi miei epici panni che biancheria comune appesi alle finestre...” Trovo questa raccolta di poesie superba, e decisamente tra le migliori che mi siano capitate. Sono soddisfatto di aver trovato un poeta fuori dai margini contemporanei, ricco di emozioni e saturo di poesia, capace con poche parole di catturare l'attenzione del lettore facendolo partecipe delle sue emozioni.


Lascia il passato
come una scarpa vecchia
il ricordo cos'altro ha da offrirti?
O riscopri ogni giorno nel giorno
il giorno delle tue origini
che riapre ogni volta negli occhi
il miracolo del tuo colore.


20 Novembre 1989
Giancarlo Vietri dal libro Poesie scartate

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