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sabato 3 novembre 2012

Les Poètes Maudits

 
“
La tua voce mi disse: Vai avanti!.
Il mio cuore timoroso, oscuro,

piangeva solo sulla triste via:
l'amore, delizioso vincitore,

ci ha riuniti nella gioia.”
Paul Verlaine





La poesia di Luigi Colombu


La poesia che ci apprestiamo a conoscere e fare nostra in questo appuntamento, sarà una poesia che nasce dall'essere uomo, una poesia vista universalmente con animo ed intelletto scevro da giudizi e definizioni accademiche.Come viene ben descritta nella prefazione di uno dei suoi libri “La stagione dell'ozio”, in questa intensa raccolta l'uomo, il poeta prende per mano il suo dolore e si trascina tra le genti, tra le numerose righe del foglio facendo cadere le parole come una pioggia violenta su un terreno rovente. La considerazione che l'uomo vive ed abita le stanze soleggiate e quelle oscure della propria esistenza, esistenza in perpetua compagnia del dolore, background perfetto senza il quale esistere non avrebbe significato. Non ho avuto modo di conoscere di persona Luigi Colombu, ma ho potuto assaporarne la ricca vena poetica, e le sensazioni forti che trasmettono le sue liriche grazie hai suoi libri pubblicati con l'Artigianarte, una piccola casa editrice Cagliaritana.

Fede

Percuotete il mio petto sfinito
mandrie bizzarre di bradi cavalli
voi ch'andate per sentieri antichi
venite al mio più antico tempo.
Dilaniate con lo zoccolo snello
queste membra che non vogliono essere
perché siano sparsi i frammenti
per venti eterni di praterie lontane.
Colpite! Colpite! Colpite!
Superbi animali
non abbiate timore o dubbio
distruggete sino all'ultimo sussurro
perché io ho perso la fede.


Luigi Colombu dal libro “La stagione del ozioediz. Artigianarte 2003




Luigi Colombu narra nelle sue rime la semplicità dell'esistenza, celebra le miti sensazioni che prova un uomo, le arricchisce con la sua musicalità andando a fondo, immergendosi nella cruda realtà delle cose. Purtroppo Luigi Colombu da parecchi anni non si trova più tra noi vivi, vaga per chissà quale limbo poetico in una dimensione a noi sconosciuta, ma ha lasciato come traccia di sé dei poderosi canti Onirici, canti alla sua città natale, alla sua terra, al suo dolore, si persino ad altri poeti come lui.




AI Poeti

A fuggire dalla tua città
dalla tua casa dalle tue osterie
dalle tue amiche, c'è scopo?
Fuggire dai tuoi quaderni
di stupide poesie.
Dalle lusinghe di Marina
da sguardi indagatori
dalla gente, c'è scopo?
C'è scopo perché tanti “indiani metropolitani”
vaghino per strade, tra cumuli d'immondizia
drogati inebetiti, bottiglie vuote
vomiti e puttane?
Non lo so,
di tanto in tanto qualcosa m'assale
e allora la voglia si fa impellente:
Scappare...
fuggire nella notte
avvolto di mantello
senza luci senza stelle,
Gli angeli sono sazi
hanno bevuto sangue.
Scusate se queste rime
cadono dalla sedia
come vecchie alcolizzate
il mio primo pensiero
è rivolto ai poeti:
chissà per quale motivo
ogni giorno devono ingoiare
tante mele marce.

Luigi Colombu dal libro “La stagione del ozio ediz. Artigianarte 2003

Queste liriche sono state composte dall'autore in un momento di vita molto sofferente, come diceva Cristina Serci nella sua prefazione dell'ultima raccolta di poesie Luigi, era riuscito a scampare alla prima chiamata che la nostra sorella morte le aveva fatto. Era riuscito a divincolarsi da quella presa mortale, lo scoccare improvviso dell'ora finale. Si era opposto, era sfuggito al presagio forse consapevole di non aver ancora terminato alcune delle sue opere poetiche più nobili e interessanti. Aveva composto la maggior parte dei suoi ultimi versi durante un “riposo doloroso impostogli dalla malattia, la sofferenza e la prigionia, il suo involontario esilio tra le mura di un ospedale e le pareti asettiche di una sala operatoria, tra dolorose ed umilianti medicazioni del corpo ed altrettanto dolorose ferite dell'anima”. Siamo grati oggi di avere ancora una volta la possibilità di poter leggere e ammirare non solo l'uomo, ma anche la sua forte sensibilità e nobiltà d'animo poetico. Siamo grati che i suoi versi siano stati complici di questa rubrica, e insieme abbiano dato piacere al corpo e all'anima di chi ha grande stima della poesia e di quello che rappresenta per ognuno di noi.


2 commenti:

  1. "Scusate se queste rime
    cadono dalla sedia
    come vecchie alcolizzate
    il mio primo pensiero
    è rivolto ai poeti:
    chissà per quale motivo
    ogni giorno devono ingoiare
    tante mele marce"

    trovo questi versi molto interessanti. Sicuramente una poetica sciolta e disinibita rispetto all'artificiosità a cui sono, ahimè, aduso.
    Spontanea, libera e quindi godibile perché sincera.
    Bella presentazione del poeta Luigi Colombu, che non conoscevo. Grazie.

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  2. Mi ha colpito proprio la sua forma diretta di poesia, la sua sincerità. Ma anche la sua storia di vita, nonostante la sua sofferenza è riuscito a lasciare per iscritto un testamento poetico molto forte. Io possiedo due delle sue raccolte e ho letto tutti i versi, alcuni sono veramente bellissimi se ci sarà occasione ne inserirò alcuni tra i piu raffinati.

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