“
La
tua voce mi disse: Vai avanti!.
Il mio cuore timoroso, oscuro,
piangeva solo sulla triste via:
l'amore, delizioso vincitore,
ci ha riuniti nella gioia.”
Il mio cuore timoroso, oscuro,
piangeva solo sulla triste via:
l'amore, delizioso vincitore,
ci ha riuniti nella gioia.”
Paul
Verlaine
La poesia
di Luigi Colombu
La
poesia che ci apprestiamo a conoscere e fare nostra in questo
appuntamento, sarà una poesia che nasce dall'essere uomo, una
poesia vista universalmente con animo ed intelletto scevro da giudizi
e definizioni accademiche.Come
viene ben descritta nella prefazione di uno dei suoi libri “La
stagione dell'ozio”, in questa intensa raccolta l'uomo, il poeta
prende per mano il suo dolore e si trascina tra le genti, tra le
numerose righe del foglio facendo cadere le parole come una pioggia
violenta su un terreno rovente. La considerazione che l'uomo vive ed
abita le stanze soleggiate e quelle oscure della propria esistenza,
esistenza in perpetua compagnia del dolore, background perfetto senza
il quale esistere non avrebbe significato. Non
ho avuto modo di conoscere di persona Luigi Colombu, ma ho potuto
assaporarne la ricca vena poetica, e le sensazioni forti che
trasmettono le sue liriche grazie hai suoi libri pubblicati con
l'Artigianarte, una piccola casa editrice Cagliaritana.
Fede
Percuotete il mio petto sfinitomandrie bizzarre di bradi cavallivoi ch'andate per sentieri antichiDilaniate con lo zoccolo snelloqueste membra che non vogliono essereperché siano sparsi i frammentiper venti eterni di praterie lontane.Colpite! Colpite! Colpite!Superbi animalinon abbiate timore o dubbiodistruggete sino all'ultimo sussurroperché io ho perso la fede.
Luigi Colombu dal libro “La stagione del ozio”ediz. Artigianarte 2003
Luigi Colombu narra nelle sue rime la semplicità dell'esistenza, celebra le miti sensazioni che prova un uomo, le arricchisce con la sua musicalità andando a fondo, immergendosi nella cruda realtà delle cose. Purtroppo Luigi Colombu da parecchi anni non si trova più tra noi vivi, vaga per chissà quale limbo poetico in una dimensione a noi sconosciuta, ma ha lasciato come traccia di sé dei poderosi canti Onirici, canti alla sua città natale, alla sua terra, al suo dolore, si persino ad altri poeti come lui.
AI Poeti
A fuggire dalla tua cittàdalla tua casa dalle tue osteriedalle tue amiche, c'è scopo?Fuggire dai tuoi quadernidi stupide poesie.Dalle lusinghe di Marinada sguardi indagatoridalla gente, c'è scopo?C'è scopo perché tanti “indiani metropolitani”vaghino per strade, tra cumuli d'immondiziadrogati inebetiti, bottiglie vuotevomiti e puttane?Non lo so,di tanto in tanto qualcosa m'assalee allora la voglia si fa impellente:Scappare...fuggire nella notteavvolto di mantellosenza luci senza stelle,Gli angeli sono sazihanno bevuto sangue.Scusate se queste rimecadono dalla sediacome vecchie alcolizzateil mio primo pensieroè rivolto ai poeti:chissà per quale motivoogni giorno devono ingoiaretante mele marce.
Luigi Colombu dal libro “La stagione del ozio” ediz. Artigianarte 2003
Queste
liriche sono state composte dall'autore in un momento di vita molto
sofferente, come diceva Cristina Serci nella sua prefazione
dell'ultima raccolta di poesie Luigi, era riuscito a scampare alla
prima chiamata che la nostra sorella morte le aveva fatto. Era
riuscito a divincolarsi da quella presa mortale, lo scoccare
improvviso dell'ora finale. Si era opposto, era sfuggito al presagio
forse consapevole di non aver ancora terminato alcune delle sue
opere poetiche più nobili e interessanti. Aveva composto la maggior
parte dei suoi ultimi versi durante un “riposo doloroso impostogli
dalla malattia, la sofferenza e la prigionia, il suo involontario
esilio tra le mura di un ospedale e le pareti asettiche di una sala
operatoria, tra dolorose ed umilianti medicazioni del corpo ed
altrettanto dolorose ferite dell'anima”. Siamo grati oggi di avere
ancora una volta la possibilità di poter leggere e ammirare non solo
l'uomo, ma anche la sua forte sensibilità e nobiltà d'animo poetico. Siamo
grati che i suoi versi siano stati complici di questa rubrica, e
insieme abbiano dato piacere al corpo e all'anima di chi ha grande
stima della poesia e di quello che rappresenta per ognuno di noi.
"Scusate se queste rime
RispondiEliminacadono dalla sedia
come vecchie alcolizzate
il mio primo pensiero
è rivolto ai poeti:
chissà per quale motivo
ogni giorno devono ingoiare
tante mele marce"
trovo questi versi molto interessanti. Sicuramente una poetica sciolta e disinibita rispetto all'artificiosità a cui sono, ahimè, aduso.
Spontanea, libera e quindi godibile perché sincera.
Bella presentazione del poeta Luigi Colombu, che non conoscevo. Grazie.
Mi ha colpito proprio la sua forma diretta di poesia, la sua sincerità. Ma anche la sua storia di vita, nonostante la sua sofferenza è riuscito a lasciare per iscritto un testamento poetico molto forte. Io possiedo due delle sue raccolte e ho letto tutti i versi, alcuni sono veramente bellissimi se ci sarà occasione ne inserirò alcuni tra i piu raffinati.
RispondiElimina