“Ciò
che naturalmente fu creato
in
terra o n'aere o n'acqua, che l'om vede,
a
segnoria de l'uom fu tutto dato
e
si conduce e vive a sua mercede..”
Giovanni Corona |
Cecco Angiolieri-canto
CXIX da Rime
La poesia di del
Caro Giovanni Corona.
Venne celebrato nella sua prima raccolta poetica come un caso raro in
Sardegna, fuori dalla norma, questo perché l'opera poetica di
Giovanni Corona nato a Santu Lussurgiu (OR) il 7\12\1914 venne
all'evidenza proprio nel 1988 ad un anno dalla sua scomparsa.
Nelle
note biografiche della sua raccolta si parla di un giovanissimo
Giovanni con la vocazione per la poesia fin dalla tenera età, ma
chiusa ahimè in una sorta di pudore tanto più difficile da capire
considerando la commovente apertura dell'autore al sociale o per la
sua allora, originale pressione espressiva. Il
continuo scavo sulle inquietudini dell'esistenza, conduce il
destinatario a orizzonti di conoscenza o scorzi di verità poetiche
stimolanti,
riecheggiano oggi queste parole ponderate con cura da Renzo Cau che
ha avuto il compito di stilare la prima raccolta poetica “Richiamo
d'amore” E. Gasperini Editore 1988.
E'
una poesia delicata quella di Corona, delicata e al quanto nobile da
trascinarsi tra la sofferenza di una desolata solitudine ed i suoi
egoismi, al mistero dell'ignoto che da sempre ci spinge a cercare
chini attorno a noi con una piccola luce tra le mani nella dura
timidezza della tortora
un ricordo a noi ormai poco chiaro.
Adesso che la sua voce
giunge dal mare
dell'ignoto, qui
dentro me stesso
dentro la notte
delle lacrime-sangue
della realtà e dilata ora
sulla mia pelle
con la luce del mistero.
Nella stanchezza
per i sonni induriti
con la timidezza
della tortora, fluttua
il ricordo della casa lontana
e di una parola fedele
prima che calassero
i freddi inverni della guerra.
S'innalzano le sue mani lievi
come una piuma, e vengono
fino a me, chiare luce e vita
d'un tempo, tra le rovine del mio cammino
sopra questa solitudine
di egoismi.
Giovanni Corona-Luce del mistero dalla raccolta
“Sassi
della mia terra” Gasperini Editore 1988 Cagliari
Viene
all'evidenza il possente immaginario del poeta sardo, che riesce a
creare come diceva Cau. Un
insieme di sottili legami interni, quei modelli alternativi della
vera poesia,
la poesia assoluta nell'espressione ovvero la “Maudits”, spoglia
di emozioni gridate e sempre fascinosamente disposta dall'attento
gioco del significante.
Così come per tanti dei nostri assidui, Giovanni Corona poeta
rifiorisce nella sua maestà, nella sua piena corposità dell'opera
da quel lontano 1988 fino ad ora, con numerose poesie ancora lasciate
inedite nel cassetto polveroso di un parente o un caro amico, proprio
dopo la sua triste scomparsa. Noi vorremo capire Cos'è che fa della
lunga carriera poetica di un artista una bomba ad orologeria che
scoppia in pieno centro, proprio quando ormai la ragione o la forza
vitale lo abbandona una volta per sempre.
E già il sonno
ma un sonno senza occhi
non vi segue più l'ombra
perché il sole è
sommerso
manca l'ambiguità della
parola
perché la bocca è
serrata.
E sopra i corpi
non rimane che terra
e le tenebre delle
lacrime.
Non tento di accordare
l'orologio
con un cuore fermato.
Prigionieri
in una notte infinita
e niente rilevate
che non sia finito
solo il silenzio
precipita
e la paura del vuoto
e quello che rimane.
Giovanni Corna-E già il
sonno
“Richiamo d'amore”
Gasperini Editore 1988
Ringraziamo il poeta
Giovanni Corona, chi per lui ha lottato affinché la sua importante
opera poetica sia arrivata fino a noi in questa umile rubrica
letteraria che tanto si avvicina alla sua visuale futurista, al suo
animo profondo e sensibile. A Lui il grande poeta ed amico Antonio
Cossu dedicò la preziosa raccolta “I monti dicono di restare”
1987 inoltre F. T. Marinetti uno dei fondatori del futurismo in
Italia, lo premiò con una targa lusinghiera scrivendo in un suo
libro: A Giovanni Corona genio,cento chilometri. F.T. Marinetti.
Un
grazie particolare anche a Marcello Polastri che sé fatto
commissionario, facendoci dono delle poesie di Corona.
Info:
raccis.fa@tiscali.it
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