Oggi
quasi un milione di adolescenti fanno uso di Hashish o Marijuana, un
numero sorprendente di giovani che sempre più spesso forse per noia, per
“ribellione” o per cercare una via di fuga alla realtà decidono di provare per
la prima volta delle sostanze che alterano la propria percezione.
A
volte con dei riscontri minimi, altre volte invece cadendo nel baratro degli
effetti più devastanti come dipendenza
psicologica, scoordinamento motorio,
allucinazioni, aritmia, crisi convulsive e molto
altro. Pensate, per quanto riguarda la cannabis malgrado tutto quello che
possono dire gli accaniti sostenitori, quest’ultima può avere effetti
imprevedibili sul corpo di un uomo adulto, a volte agisce come uno stimolante, altre
volte come un depressivo. Adesso immaginate tutti questi effetti sul corpo di
un 13-16 enne.
Mi
ricordo la mia prima volta che provai una sostanza del genere, avevo iniziato
il primo anno del liceo, erano gli anni novanta, in tv passavano ancora i cartoon
di Lupin III, il nostro eroe dei
fumetti era Batman, lo smartphone era roba per pochi eletti ma
già alcol e Marijuana nelle scuole erano all’ordine del giorno. Alcuni miei
compagni portavano bottiglie di super alcolici che nascondevano nel cortile
della scuola per poi raggiungere con facilità durante la ricreazione o nelle
ore buca dei professori. A questo si accompagnava il fumo(hashish) o la Marijuana.
Quella volta mi sentii proprio male,
istigato da alcuni amici e per far colpo sulle compagnette aspirai più volte e
buttai giù quel fumo denso e grigiastro, cominciai a sentirmi euforico, poi
sempre più leggero, avvertivo una certa “allegria”. Poco dopo mi accasciai a
terra, tremante e immobile tra le cicche e le risate degli “amici” che gridava
“ha la febbre del fumo” e scoppiavano a ridere. Fu un'esperienza poco felice la
mia.
E
qui la mente mi riporta agli eventi recenti di cronaca, come il caso di quel
giovane 16enne suicida a Lavagna dopo
una perquisizione a casa sua da parte delle forze
dell’ordine. Il ragazzo era stato bloccato fuori dal liceo che frequentava
con alcuni grammi di hashish. A fare
la segnalazione era stata proprio la madre, esasperata dalle condizioni del
figlio.
Impazza
ora sul web, soprattutto sui social la battaglia tra chi giudica colpevole
della morte del giovane lo stato e la polizia, e chi i genitori, mettendo alla
berlina la madre che leggendo una lettera, durante il funerale ha ringraziato
le forze dell’ordine ed ha lanciato un messaggio molto sentito a tutte le nuove
generazioni e agli amici del giovane: “Vi vogliono
far credere che fumare una canna è normale, che faticare a parlarsi è normale,
che andare sempre oltre è normale. Qualcuno vuol soffocarvi…Diventate
protagonisti della vostra vita e cercate lo straordinario. Straordinario è
mettere giù il cellulare e parlarvi occhi negli occhi. Invece di mandarvi
faccine su whatsapp…”
A
pensarci bene, forse davvero stiamo diventando schiavi di una società che
spinge tutti verso il collasso, mercificando e massificando attrezzature capaci
di spingerci lontani dall’empatia, da
quel contatto carnale e umano che ci ha sempre distinto(salvato?) nel corso dei
secoli. Oggi abbiamo nuovi supereroi
alla tv, le sbronze di Ironman e i cartoon dei Simpson, e malgrado la droga sia
sempre esistita, i suicidi tra giovani e meno giovani sono sempre più
all’ordine del giorno e non certo a causa delle perquisizioni delle forze
dell’ordine o delle attenzioni pressanti da parte di genitori preoccupati.
Forse il vero problema va cercato altrove, dentro di noi, o magari nel sistema
in cui viviamo.
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