Prima di entrare nel merito del libro appena letto vorrei
fare una piccola premessa. Quella che seguirà non vuole essere una recensione.
Per me le recensioni non esistono più. Oggi ci sono troppi rapporti di
interesse tra chi recensisce e chi fa arte, tra critici e artisti, perché ci
possa essere obiettività; e comunque l’arte è qualcosa di astratto, difficile
da valutare se non pure da riconoscere. Si possono solo esprimere impressioni e
annotare elementi oggettivi riscontrati. Questo mi limiterò a fare per La
Stella nera di Mu: primo perché conosco l’autrice e secondo perché non ritengo
importante sapere se il libro mi sia piaciuto o no, ma solo sapere se è scritto
bene e se ha dei contenuti, e se sì, quali. Per quanto riguarda la scrittura
posso dire che l’autrice ha un’ottima padronanza della lingua italiana e scrive
in modo scorrevole e ricco. Questo è facilmente verificabile, basta leggersi
anche solo l’anteprima. Perciò passiamo subito ai contenuti.
La Stella nera di Mu narra di un fantomatico “Mondo di
sotto” riprendendo e facendo proprie le teorie della Terra cava e il mito di
Agarthi. In questo mondo, chiamato Mu, vigono regole opposte al nostro e tutto
è come riflesso al contrario. Mu è un luogo privo di governi, di vere e proprie
leggi, senza una religione, dove i cittadini vivono in una quasi perfetta
armonia e pace. A minacciare questo stato di cose è Scuro, uno stregone del
mondo di sopra che vorrebbe entrare a Mu per conquistarlo e trasformarlo in una
copia del suo mondo; egli vuole eliminare l’anarchia, il potere delle madri, e
insediarsi come capo assoluto.
Scuro vuole creare una società distopica alla Orwell
aggiungendovi alcune caratteristiche del mondo nuovo di Huxley: come la
superficialità, il culto della bellezza e del denaro. Vuole ribaltare la
società muana per farla diventare simile a quella della Terra di sopra, che è
già la perfetta sintesi delle società che i due scrittori appena citati,
avevano ipotizzato. Ma prima Scuro deve cancellare il culto della dea Madre e
istituzionalizzare quello del Dio unico e Padre; cancellare il baratto e
portare la moneta, abolire l’anarchia e instaurare la “Democrazia”, fondare una
Repubblica muana. Insomma, creare un mostruoso Leviathano e nutrirlo con le
personalità dei muani, che in esso si annulleranno. E lui nel mentre acquisirà
il vantaggio non trascurabile dell’immortalità. A opporglisi ci sono solo la
Stella nera di Mu, ovvero Luce (che succede a Hilde), e alcuni suoi fidati
amici. Ma in Luce sin dalla nascita si è insinuato il dubbio, “Forse il sistema
è imperfetto”, e da un’incertezza nel battito del suo cuore si è aperto un
varco. È da lì che il temibile signore Oscuro cerca di passare.
In questo libro tanti sono i riferimenti, velati o meno, alla
politica passata e recente, e a eventi accaduti. Questi ultimi vengono presi
come simbolo delle ingiustizie e delle prevaricazioni che l’uomo ha sempre
subito nella sua storia dai più forti (o dai poteri forti). Insomma, questo
romanzo, come nella migliore tradizione dei romanzi distopici, è una critica
della società in cui viviamo.
Nel testo ci sono continui riferimenti mitologici e filosofici.
Più ispirati alla filosofia e mitologia orientale che a quelle occidentali e
classiche. Difatti il mito di Agarthi ha le sue origini in India: sarebbero lì
le porte di accesso al Mondo di Sotto. Tuttavia nel libro si parte dalla teoria
degli opposti di Eraclito, così cara alla nostra cultura occidentale, ma non a
quella dei muani e degli orientali, per arrivare a Hegel.
Fin dalle prime pagine si evidenziano le contrapposizioni tra la
nostra società e quella muana, così come tra il nostro pensiero e il loro. A Mu
anima e corpo, o se vogliamo “spirito e materia”, come nella filosofia
orientale non sono elementi opposti, ma due parti di un tutto. Tutto che
soggiace alle leggi che governano l’universo, e tra queste ci sono anche quelle
quantistiche, dove gli opposti spesso rappresentano un diverso momento di una
stessa cosa. In questo libro la meccanica quantistica si fonde con la filosofia
orientale, come nel Tao della fisica di Fritjof Capra.
«La regressione permetterà la progressione, perché soltanto chi
ha visto il fondo può trasmettere ad altri la vita. Soltanto chi conosce il
buio può capire la luce. L’indietro è l’avanti, il passato è il futuro. Il
presente vivrà a Mu in intima connessione con ciò che è stato perché la memoria
e la carne resistano insieme, perché il tempo morto fiorisca nel presente vivo,
evitando la marcescenza della memoria.»
Richiami a Freud:
«Sei l’oscuro desiderio che non si rivela se non nei voli pindarici del sogno. Sei l’istinto, la bestia che preme i suoi artigli naturali e affilati contro l’ipocrita artificio della buona educazione. Sei il dente che morde e fa sanguinare la carne dell’apparenza convenzionale. (…) Subconscio, così ti chiamano.»
«Sei l’oscuro desiderio che non si rivela se non nei voli pindarici del sogno. Sei l’istinto, la bestia che preme i suoi artigli naturali e affilati contro l’ipocrita artificio della buona educazione. Sei il dente che morde e fa sanguinare la carne dell’apparenza convenzionale. (…) Subconscio, così ti chiamano.»
La riflessione su dio, l’androgino, per quelli del Mondo di
Sotto, porta a una riflessione critica su ciò che per tanti è la fede: «Prima
ho detto che ho reminiscenza dell’Androgino, ma non è vero. Ripetevo le parole
del libro, quello che ci hanno insegnato da generazioni. Sempre la stessa
storia. Ripetere e non sapere, senza riflessione.»
Da qui Hilde giunge a Nietzschiane conclusioni, definite con la
classica affermazione che “dio è morto”, poi rilanciata sostenendo che non è
mai esistito: “Credo soltanto nel niente con la minuscola. Credo nel
non-divino, nell’assenza, nel vuoto il cui valore è pari a zero».
L’ombra ride: «Il vuoto? Perché?»
«Perché posso riempirlo con ciò che voglio e la volontà è potenza che attende di trasformarsi in atto. Avrei dovuto andare nell’Inconoscibile Oltre. Ci sono andata vicina, sai, ho sfiorato l’abisso. Ora sento un vuoto indicibile».
«Perché posso riempirlo con ciò che voglio e la volontà è potenza che attende di trasformarsi in atto. Avrei dovuto andare nell’Inconoscibile Oltre. Ci sono andata vicina, sai, ho sfiorato l’abisso. Ora sento un vuoto indicibile».
“Andiamo a riempire questo vuoto di senso allora. Non sai forse
che nella Terra di Sotto chiamata Mu Dio è morto? Anzi non è mai nato, se
vogliamo essere precisi.”
Luce riesce a vedere oltre l’apparenza, oltre il velo di Maya. Vede la realtà per com’è e non per come illusoriamente appare a noi umani.
Luce riesce a vedere oltre l’apparenza, oltre il velo di Maya. Vede la realtà per com’è e non per come illusoriamente appare a noi umani.
Mu è una società perfetta, alla stregua della Repubblica di
Platone, della Città del sole di Tommaso Campanella, o di Utopia di Thomas
More, un paese della cuccagna, ricco e con cittadini virtuosi; proprio come
quelli delle altre utopie appena nominate. I muani sono immortali come gli
appartenenti allo “Stato Sociale Amaranto” del famoso libro di Jack Vance: solo
un evento traumatico può ucciderli, giacché non invecchiano e non soffrono
malattie.
“Non ci sono tribunali a Mu, niente avvocati, né lunghi e
costosi processi. I ladri non esistono, dato che ruberebbero a se stessi. I
beni sono di tutti e rubare non avrebbe senso. In ogni caso chiunque si macchi
di qualche reato diventa orripilante e deforme, e la sua deformità è tanto
maggiore quanto più grave è il reato. Il colpevole di omicidio diviene
mostruoso, dopo che il morto ha assorbito tutte le sue energie positive.”
La Stella nera di Mu è tutta una metafora sulla vita, sulla
nostra società e su quelle possibili, suggerisce di non uniformarci, non
accettare senza spirito critico ciò che ci viene detto o imposto. Ci invita a
mettere sempre in dubbio tutto, persino quando è rischioso farlo. Perché
l’accettazione cieca e il conformismo sono da persone mediocri prive
d’identità. Persone assoggettate a una società precostituita da altri e che
accettando tutto perdono il libero arbitrio, si confondono nella massa. Il
romanzo ci rammenta una verità che la storia ha evidenziato tante volte: un
alto numero di persone che sostengono un’idea non ne determinano la correttezza
(pensiamo alla Germania nazista). La verità delle cose sta più nella continua ricerca,
nel porsi sempre e comunque delle domande e nell’avere dei dubbi, che
nell’affidarsi a verità date.
È il dubbio, e quindi la ricerca della sua soluzione, il vero
motore della storia, ciò che ha sempre stimolato il progresso. Così l’uomo
avanza ed evolve! I muani/umani sono coloro che si fanno dire la verità dagli
altri, singole persone adagiate nel conformismo pasto delle masse. Invece la
Stella nera di Mu con il suo dubitare ha iniziato un processo di crescita. E
anche se attraverso lo strappo prodotto da quel dubbio, Scuro può entrare a Mu,
ne è valsa comunque la pena.
In tutto il libro una serie di disegni opportunamente
posizionati riassume la parte letta. Sono disegni stilizzati, volutamente
deformi, grotteschi. Come se l’autrice nei disegni avesse voluto mostrare
quanto la percezione umana della realtà possa essere distorta rispetto a ciò
che rappresenta. Disegni dove persino ciò che è bello appare brutto, dove la
perfezione si fa imperfezione, le estremità si allungano inverosimilmente,
talvolta storpiandosi senza chiudersi; e dove si ripetono simboli. Quella è la
realtà che vediamo, ma che è infinitamente più bella.
Allora cosa rappresenta questo libro? Oltre a una critica della
società in cui viviamo, dei suoi falsi valori, dell’illusoria libertà in cui ci
fa vivere, dell’omologazione del pensiero che ha generato, unita alla
disumanizzazione a favore del narcisismo, al culto dei soldi e dell’apparenza,
il libro è un inno allo spirito creativo, al non conformismo, alla ribellione
contro tutto ciò che priva l’uomo, in modo diretto o indiretto, della sua
identità, umanità, libertà e creatività.
Il romanzo esula da una semplicistica catalogazione a romanzo
fantasy o filosofico. La Stella nera di Mu è molto di più, abbraccia tanti
generi e li comprende tutti. La protagonista, infatti, alla fine del libro non
è più Luce, ma l’ispirazione creativa. Grazie al dubbio Luce è riuscita a
superare i propri limiti: quelli suoi e quelli imposti dall’esterno. E così
dovremmo fare tutti noi per rendere migliore e più piena la nostra vita, grazie
alla libertà d’immaginare, determinare noi stessi e quel che siamo o vogliamo
essere; vincendo le costrizioni sociali che tentano di annullare il nostro
libero arbitrio.
Tra queste anche la religione, lo Stato e la morale comune.
Infatti è stata l’immaginazione a decidere il finale di questo libro. Come è
stata la libertà di immaginare – contro ogni forza conservatrice che gli si è
opposta nell’arco della storia – a far giungere al grado di progresso
intellettuale e tecnologico in cui ci troviamo oggi; a far sì che venissero
raggiunti risultati artistici impensabili prima. E deve essere questo spirito
di immaginazione a liberarci dalle catene che ci siamo costruiti nei secoli per
limitarci, per giustificare l’ingiustificabile, ovvero le ingiustizie della
società in cui viviamo.
a cura di Claudio Piras
Scrittore e attore teatrale
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