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domenica 11 novembre 2012

Les Poétes Maudits


"La strada dell'eccesso conduce al tempio della saggezza."
William Blake


 I tetri versi di Alessio Romano



“Noi vogliamo dire solamente che la passione non è una scusa per fare cattivi versi, né per commettere degli errori ortografici o di sintassi, e che il dovere dell'artista è quello di cercare coscienziosamente, senza la vigliaccheria del pressappochismo, la forma, lo stile, l'espressione più capace di rendere e fare valere il suo sentimento, la sua idea, o la sua visione” Ben si ad dicono queste parole di Louis-Xavier de Ricard per introdurre un poeta dalla spiccata capacità espressiva e dagli stili più pregiati, capace di trasportare le sue visioni dalla carta stampata fino all'arcano mondo filosofico contemporaneo che stiamo vivendo oggi. Far valere il proprio sentimento in quest'epoca, sopratutto in poesia recentemente non è un impresa facile, lo possiamo capire guardando con occhio cinico tutto quello che gira attorno a noi. La completa perdita di valori importanti come la famiglia, l'onestà, la pace intellettuale e perché no, la perdita di una forma d'amore puro e romantico che veniva cantato un tempo che fu, è troppo evidente oggi. Dunque il pensiero stesso, l'idea, sempre più divengono futili o per così dire leggeri e banali, privi di passione.


Non è certamente il caso di Alessio Romano, che nella sua ultima raccolta “I miei tetri versi” ha svolto una tematica di tutti e per tutti, cioè la sofferenza dell'uomo. La sofferenza ma anche la passione di non farsi avvolgere dalle tenebre per troppo tempo, come dice l'autore; l’impotenza (e non solo) di un uomo nei confronti della Vita che assiduamente lo giostra fra alti e bassi in un angosciante ciclone che assorbe ogni energia e offre un’unica via d’uscita: lo sfogo, la distrazione della Poesia.


Proprio recentemente ho avuto modo di scaricare e leggere con molto piacere quest'ultima raccolta di poesie, una scelta dinamica e sopratutto all'avanguardia quella di aver pubblicato il libro in una versione fortemente economica e alla portata di tutti, che abbatte i costi della carta e concede in una maniera globale la diffusione di quest'opera.


Ma torniamo a questo giovane autore già premiato in diversi concorsi e inserito in diverse antologie letterarie, Alessio Romano nasce l'11 dicembre del 1985 a Firenze città dell'arte, culla del rinascimento non ché patrimonio dell'Unesco, dove tutt'ora risiede e scherzosamente si ritiene inchiodato, “forse per errore?” come scrive in una breve introduzione sul suo sito personale. La sua ricca attività poetica è stata fin ora raccolta in diverse pubblicazioni, alcune edite da case editrici e altre auto prodotte. La prima raccolta si intitola O Verdone! (Poesie adolescenziali) Luglio 2008 per “Lalli Editore” poi segue A Ovest del giardino Giugno 2011 “Libritalia.net”, la terza La barbona in borghese e la marionetta e altre poesie Novembre 2011 “Centro Studi Tindari Patti”, La mia birra è una dolce compagna pubblicata nell' Aprile 2012 per “Libritalia.net”, Sonetti del Maggio 2012 “stampailmiolibro.it” e infine I miei tetri versi (Ebook) Novembre 2012 “Narcissus Self Publishing”.



La sua è una poesia talvolta schematica e strutturata in una maniera abbastanza complessa che spazia dal classico sonetto alla celebre ballata con rime e endecasillabi, talvolta invece prende una forma semplice, fluida ma molto diretta e sincera. Sono dunque più di una le modalità che il poeta predilige per dare sfogo a quello che sono le sue sensazioni, le illusioni, le delusioni o le proprie rivincite. I suoi scritti colpiscono per la grazia delle parole scelte, spesso senza fronzoli o futili giri di parole. Sono canti di solitudine, di quell'amore che ha dannato i poeti fin dagli antichi albori, ma possiedono sempre uno spiraglio di luce, quel lembo di speranza ,di cui tutti noi abbiamo fortemente bisogno;




L'eroina
non ti seda,
non placa il tuo dolore?
 

Sto andando a fondo
per vedere
il colore dei coralli..

e mi dicono che sono funesto,
quasi un corvo.
“ho smesso di drogarmi”
 


alcuni frammenti di una poesia dalla raccolta “ I miei tetri versi”



È il parlare di sentimenti profondi e sofferenze reali che colpisce in questa raccolta, nessun moralismo o vigliaccheria del pressappochismo, nessuna futile disposizione dei versi; ma ogni poesia racchiude in sé il valore di quello che ha spinto l'autore stesso a inciderla per sempre su questo libro come un dono di grande valore per tutti i lettori, che sapranno cogliere il messaggio ideale e farlo proprio. Si possono trovare in questa raccolta anche alcuni sonetti e riferimenti a personaggi illustri che hanno fatto la storia della nostra letteratura italiana e non, come Dante Aligheri, Rimbaud, Villon, ecco un breve esempio; 
Alessio Romano

Se tu non mi ami, dimmelo: ti prego!
Io invece t'amo di infiniti amori.
Alza lo sguardo: guarda quei colori
questa è un'aurora e se non l'ami annego!
Soffoco in vano. Perso in altrui ego
in convinzioni e in fittizi ardori
che poi non sento miei. Guarda quei fiori!
Mi sento indegno se di amarmi prego.
 

I primi versi della poesia i miei occhi da “ I miei tetri versi






 


Assistiamo in questa raccolta ad un ritorno del romanticismo, che impervia in un duello con il decadentismo di una volta, facendoci ritrovare nei versi qualcosa che oggi sta scomparendo tra i panorami letterari e non. Ovvero come dicevo stiamo assistendo alla perdita totale di valori fondamentali per l'uomo, la ricerca disperata di uscire da una mediocrità dell'intelletto che sfoga tutto il suo splendore in questi versi d'altri tempi che rivivo in questa raccolta poetica fresca e giovane come il nostro autore. Alessio Romano si avvicina alle forti tematiche dei grandi autori francesi, i “maudits” vertice insuperabile del pensiero romantico, figura tragica spinta agli estremi che oggi ha superato epoche lontane. Inoltre di recente in collaborazione con un altro autore di poesie Michele Delpiano e il fumettista Stefano Matteoli ha dato vita ad un antologia di poesie e racconti di vari autori dal titolo: “Drogaono”, una tematica forte per i giovani e meno giovani, che da l'opportunità di riflette e toccare un nervo scoperto della nostra società. L'antologia in formato “Ebook” è scaricabile in maniera gratuita sul sito www.drogaono.it



 Per l'ebook di "Imiei tetri versi" clicca sull'immagine






3 commenti:

  1. 1/2 Carissimo Fabrizio, ho proprio ora ravvisato questa recensione che mi avevi preannunciato pochi giorni fa, è un dono che mi rende felice. Esponi pensieri molto importanti per la nostra epoca, ma... non so, se mi si adattino tutti. Voglio assolutamente precisare che in alcuni casi il titolo di un libro assume un valore differente rispetto ad altri: nel mio caso “I miei tetri versi” è un titolo stato dato al libro per evidenziare che non è una raccolta felice, per le sue tematiche, seppure io la ritenga ben riuscita, è una raccolta ove raramente si possa godere della felicità, poiché protagonista ne è un amore forse impossibile, gremito di litigi e contraddizioni; che induce, quindi, a una profonda malinconia e rabbia che nella poesia trova sfogo oscuro (tetro), per la qual cosa sono convintissimo che il pubblico che dovesse fruirne addurrebbe il mio “malessere” a pessimismo da rifuggire, se non da incolpare e, come sempre, isolare rendendomi più reietto di quello che io già sia. Voglio qui apertamente esporre il mio dubbio sull’inserimento, nella raccolta, di sonetti forse non riusciti appieno o che rendano difficoltosa la lettura da parte dei fruitori; purtroppo mi è sempre stato impossibile discernere fra le mie opere quelle più accessibili prima della pubblicazione e mi sono sempre ritrovato a rimpiangere quella che viene considerata “fretta”, ma che alla fine considero una casualità che apparentemente mi penalizzi portandomi “sfortuna”. Io pubblico per il piacere di veder realizzati in un unico esemplare i miei momenti di vita, quelle fotografie indimenticabili, poiché al momento in cui si scattano non rimangono maggiormente impresse perché materialmente incise ma perché gliene diamo importanza e rimangono perciò dentro di noi anche qualora, con sommo dispiacere, le vedessimo ardere e andare perdute: con dispiacere perché l’arte non è pura imitazione e ogni opera, ogni momento, è differente, e presi dalla corsa di questa vita, fermarci per riprodurle tali e quali sarebbe una perdita di tempo a prescindere dalla nostra eventuale riuscita, poiché come creiamo una cosa, immediatamente un’altra ci possiede, e noi siamo pronti per farne un’opera d’arte. Spero che questa raccolta sia fruita da molti dei pochi che se ne dovessero sentire attratti, e mi auguro che siano essi questa volta in grado di comprendere il reale valore delle mie parole messe in versi, con lo stile che mi è unico e che ho dovuto cercare per anni, sempre offuscato dal tormento della sua ipotetica e infondata assenza. Trovare il mio personale stile quando meno me l’aspettavo, mi ha fatto comprendere che un desiderio non è solo qualcosa che potrebbe non realizzarsi mai, ma è l’incipit che porta ad agire secondo suddetto desiderio, e che gli sforzi, anche qualora, per caso o per voleri occulti a noi estranei non riuscissimo a concretizzare nel desiderio fatto realtà, rappresentano la nostra ascesa verso le altezze della soddisfazione (che sempre resta simbolica e non è, dunque, mai, motivo di riposo o di foraggiamento della vanità, ma unicamente, e per me – personalmente – un segnalibro che mi permette di proseguire senza ripiombare nelle oscure profondità dei dubbi esistenziali, dovuti a quel senso di inutilità che prova solo chi è sincero/onesto con sé stesso fino a che non ha dato prova di sé – a me è successo questo); ovvero: chi ha un nobile desiderio non è come chi non ne ha, ed io ritengo nobile la poesia e l’applicarsi al fine di trovare il giusto modo di farla.
    Con ciò non mi sto lodando, ma sto solamente scrivendo ciò che è avvenuto in me, senza alcun interesse oltre a quello di riferire un episodio importante della mia vita...

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  2. 2/2 so bene che per questo mio ultimo libro soprattutto, verrò, nel caso, additato come un pessimista incapace di godere delle cose belle della vita perché, adunque, predisposto a tormentarmi inutilmente complicando la mia esistenza e quella di alcuni altri con inutili divagazioni sulla “inesistente” bruttura che mi avvolge ma che, poi “proviene unicamente da me”... io, però sono un convinto sostenitore della bellezza ma non posso (e non lo farò mai) falsificare i miei stati d’animo al fine di attirare l’attenzione altrui; la qual cosa comporterebbe l’accrescimento della falsità presente nei nostri giorni, il sostentamento dell’ipocrisia, l’illusione che nutre l’egoismo e mi perverrebbe in cambio solamente un esiguo senso di compiacimento destinato a scomparire nell’arco di una manciata di minuti poiché assolutamente illusorio.
    Inoltre, bisognerebbe distinguere la poesia ispirata a un ideale (e che tante cose belle fa dire!) da quella fondata su reali esperienze dell’autore, e sono convinto che oggi non vi sia, né vi dev’essere se non per ragioni d’origine puramente nobile, tempo e voglia di ispirarsi a un ideale, poiché sono indotto a credere, nonché convintissimo di ciò, che altri “argomenti” debbano essere trattati che debbano inoltre in precedenza premere in noi perché coscienti della situazione in cui viviamo e che forse, abbiamo anche noi partecipato a definire.
    La Natura è bella, scriviamo sulla Natura, certamente, ma non diciamo cavolate per paura di dire anche ciò che essa ha di brutto!. Grazie ancora Fabrizio, con stima, Alessio Romano

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  3. Caro Alessio scusa il mio ritardo nel risponderti, ma un tempo non lontano la pensavo puramente in maniera simile alla tua. Fin quando un giorno leggendo Baudelaire e Leopardi capii la motivazione della mia tristezza meditativa o la melanconia che veniva racchiusa nei miei versi. Con alcune ricerche e curiosità arrivai a scoprire che quello che mi stava accadendo era un disagio, che per me è simile ad un pregio o meglio la scoperta di un qualcosa che mi accomuna con alcuni poeti e scrittori di vecchia data ma di grande fama, sto parlando dello SPLEEN; Lo spleen decadente è una forma particolare di disagio esistenziale le cui motivazioni non risiedono in episodi specifici, ma rimandano alla natura sensibile del poeta nel suo complesso, alla sua incapacità di adeguamento al mondo reale. Lo Spleen, a differenza del taedium vitae leopardiano non produce riflessività sulla condizione umana, ma si esprime a livello artistico con la descrizione degli effetti opprimenti e terribili dell'angoscia esistenziale.cREDO di aver letto nei tuo versi questo genere di spleen che accomuna anche le tue opere, credo che sia anche un dono non da tutti è un qualcosa di prezioso! CARI SALUTI

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