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GRUPPO PENNE ARMATE



Chi dice che la poesia è morta non tiene conto della nascita, negli ultimi anni, dei numerosi collettivi/manifesti/gruppi di scrittori che si ritrovano, organizzano e coordinano attraverso gli spazi e gli strumenti offerti da Internet e dal Web 2.0.
Queste realtà, nonostante l'aria di "sufficienza" con la quale sono spesso considerate da chi sostiene di fare letteratura "seria" (e si rivela, invece, semplicemente legato a abitudini e costumi che - questi sì - sopravvivono per un misto di pigrizia ed inerzia storica), sono un bacino di energie, esperimenti ed idee dal quale chi pretende di occuparsi di parole nel 2015 non può prescindere.
Il gruppo "Penne Armate" è in questo senso emblematico: sotto ad un manifesto di ordine più filosofico che stilistico raccoglie autori differenti (per esperienza, origini, linguaggio e stile) eppure legati tra loro in forma "liquida", andando a costituire una sorta di "brodo primordiale letterario". Ben lontana dall'essere morta, proprio grazie all'impegno di scrittori come loro la poesia oggi sta in realtà nascendo, a partire dai suoi costituenti essenziali: le parole, lo scambio di queste, la condivisione di idee e degli spazi che queste idee sottendono.
Non tenerne conto, liquidare il fenomeno come "gente che scrive sui social", sarebbe l'ennesima variante del rimpianto di un'ipotetica "età dell'oro" della poesia che non solo non c'è mai stata, ma è più simile al momento attuale piuttosto che a qualsiasi altro momento del passato.

Francesco Vico

MATISKLO EDIZIONI




"I filosofi, sono i nemici naturali dei poeti, e gli schedatori fissi del pensiero critico, affermano che la poesia (e tutte le arti), come le opere della natura, non subiscono mutamenti né attraverso né dopo una guerra. Illusione; perché la guerra muta la vita morale d'un popolo, e l'uomo, al suo ritorno, non trova più misure di certezza in un modus di vita interno, dimenticato o ironizzato durante le sue prove con la morte."



Salvatore Quasimodo



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