Quando
l’amor svanisce
dallo
sfiorito cuore,
fumido
come l’orrido
e
macabro terrore,
gravido
di mestizia
affogherà
il languore
e
ogni più lieve palpito
il
buio offuscherà:
come
di un magro anelito
lo
strale di un giorno torrido
fa
cenere malinconica
che
gli occhi ti ferirà;
seppure
vi stia simpatico
Amore
(ch’è un vecchio anemico
con
gli occhi luciferini
che
sempre socchiuderà)
finge
di desirare
la
preda che n’è visa
e
che si sente arrisa
per
tanta sua beltà;
sposta
la chioma fulgida
schiude
quei labri placidi
mostra
le forme
e
succube alfin ti ammansirà,
come
un leone al circo
(l’amor)
ti addestrerà,
l’Amore:
ho
detto bene!
Non
la maliosa giovane
che
casualmente hai visto
(sguardo
rapito e tristo)
e
parve il tuo riflesso!
Non
fu colei
a
ammaliarti,
l’amore
fu
(lei
dice)
poiché
l’amore induce
a
divenire truce
un
cuor ch’ebbe pietà,
oh
gazza ladra,
attrice,
dal
cuore ormai di pietra
fosti
la luce e l’etra
ch’io
respirai,
beltà!
Onnipotente
ardore
che
mi irretisce ancora
se
mi ricordo il giorno
in
cui la dolce voce
sì
agile e veloce
da
marcescente croce
oh
sì,
mi
liberò!
Smunte,
canute, pallide
col
plateale volto
di
questa umanità:
larve,
mutate
unanimi
e
salme di sommi amanti
voi
divorate,
o
avide,
smunte
bisunte
e
gelide,
credendo
di volar!
Oh
fievole e antico amore
brezza
di un giorno calido,
nel
buio tenebrore
lasciasti
la pietà!
Vane
minacce madide
di
sangue del nudo spirito
tu
propinasti esanime
senza
ch’io n’ebbi merito,
lunatici
sembianti
contrariamente
ai miei
ieri
mostrasti affabile
ai
miei,
ch’erano
rei,
rei
di non fare niente
per
provocare i tuoi;
figlia
di un mago indomito,
madre
di un figlio debole,
debole
come il figlio
invochi,
tu,
pietà,
mi
induci alla deità,
ma
io sono un uomo umile
un
uomo ragionevole
e
in questo abbaglio fievole
ritorno,
con
gravità...
Gravi
i miei passi,
e
lenti,
di
tra i lampioni spenti,
il
buio accoglierà.
Luci
procaci e affabili
io
scorgo
in
questo buio
della
mia anzianità,
e
le contemplo gelido
fuori
ma
dentro nobile
come
mi converrà.
E
in questa plaga
succube
Cuore
sorriderà!.
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